Carlo Ancelotti ha detto no all’improvviso all’acquisto del calciatore italiano più forte, una scelta che ha creato non poche polemiche.
ma come mai il tecnico ha preso questa decisione, lasciando tutti senza parole?
Andiamo a scoprirlo da vicino.
Il contesto dell’estate 1997
L’estate del 1997 fu un periodo di grandi cambiamenti e decisioni importanti nel mondo del calcio italiano, in particolare per Roberto Baggio e Carletto Ancelotti. Dopo un biennio al Milan caratterizzato da alti e bassi, con la vittoria dello scudetto nel primo anno sotto la guida di Capello ma seguito da una stagione difficile che vide il Milan chiudere lontano dalle competizioni europee, Baggio si trovava in una situazione complicata. La sua esperienza al Milan era giunta a un bivio: Capello, tornato alla guida della squadra, aveva chiaramente espresso il desiderio di non avere Baggio nella sua rosa.
In questo contesto incerto per il futuro professionale di Baggio, emerge l’opportunità di un trasferimento al Parma. Una squadra che all’epoca rappresentava una delle realtà più competitive del campionato italiano e che vedeva in Baggio il potenziale pezzo mancante per ambire alla vittoria dello scudetto. L’accordo sembrava a portata di mano: il Parma aveva negoziato con il Milan per una cifra tra i 3 e i 6 miliardi di lire e Baggio era disposto a ridurre il suo ingaggio pur di giocare in una squadra che gli garantisse spazio e considerazione.
Tuttavia, l’entusiasmo generale si scontrò con le riserve espresse da Carlo Ancelotti, allora allenatore del Parma. Nonostante fosse noto per essere un tecnico capace di valorizzare i talenti offensivi nei suoi schemi tattici negli anni successivi, nel 1997 la visione calcistica di Ancelotti era ancora fortemente legata al modulo 4-4-2 ereditato dal suo mentore Arrigo Sacchi. Questa rigida aderenza tattica lo portò a esprimere dubbi sulla possibilità di inserire efficacemente Baggio nel suo schema preferito.
Ancelotti manifestò apertamente queste perplessità non solo internamente alla società ma anche attraverso dichiarazioni pubbliche ai media. Sostenne che la presenza già consolidata degli attaccanti Chiesa e Crespo rendeva superflua l’aggiunta di un altro attaccante come Baggio e ribadì le difficoltà incontrate nella stagione precedente nell’integrare tre punte nell’undici titolare.
Le reazioni interne ed esterne
Le dichiarazioni pubbliche rilasciate da Ancelotti generarono malcontento sia all’interno della dirigenza del Parma sia tra gli addetti ai lavori. Il direttore sportivo Soiano tentò senza successo di mediare la situazione evidenziando come l’arrivo di un giocatore del calibro di Baggio avrebbe potuto rappresentare un salto qualitativo significativo per la squadra.
La situazione divenne talmente tesa da spingere Soiano alle dimissioni dopo aver criticato apertamente la posizione assunta da Ancelotti riguardo alla gestione dei talenti nella rosa parmensa. Anche alcuni giocatori espressero le loro preferenze tattiche influenzando ulteriormente il dibattito sull’inserimento o meno dell’ex numero dieci della Nazionale italiana.
Alla fine, dopo aver valutato tutte le opzioni disponibili e considerati i diversi punti vista emersi all’interno della società e dell’ambiente calcistico più ampio, Roberto Baggio decise personalmente di ritirarsi dalla trattativa con grande signorilità. Rilasciò una dichiarazione in cui esprimeva gratitudine verso il Parma per l’interesse mostrato ma chiariva come avrebbe preferito evitare ulteriori polemiche o malintesi sul suo conto.
Questo episodio rimane uno dei momenti più discussi nella carriera sia dell’allenatore Carlo Ancelotti sia del calciatore Roberto Baggio; due figure emblematiche del calcio italiano che hanno saputo lasciare un’impronta indelebile grazie alle loro scelte professionali ed umane.