Andrea Agnelli non si arrende, insieme a Perez e Laporta sta definendo la Superlega per bloccare le classiche coppe europee. Diventa ormai una sorta di pallino questa competizione, che rischierebbe così di mandare all’aria tutti i canoni classici del calcio continentale.
Agnelli convinto: la Superlega si farà
Una rivoluzione quasi a portata di mano. Andrea Agnelli con il progetto Superlega si gioca il tutto per tutto, insieme a Perez e Laporta vuole scardinare il monopolio delle coppe europee. La presa di posizione è ormai netta contro l’Uefa e di conseguenza contro i vertici del calcio mondiale, rivolgendosi anche alla Corte Europea per la garanzia della pluralità.
Cosa che nello sport è garantita ma in un ambito più amatoriale, mentre si punta a portare avanti un caso che farà giurisprudenza. Nell’attesa dell’esito finale a dicembre, i presidentissimi hanno stretto i nodi dell’alleanza.
Ecco come sarà impostata
Tuttosport ha anticipato quello che dovrebbe andare in porto, se l’esito dei ricorsi sarà positivo. In America i presidenti dei tre club si sono incontrati, la tournee è servita a stringere ancora di più i rapporti. Laporta, Perez e Agnelli vanno uniti sulla Superlega, contro le coppe europee, cambiando anche il format: sarà una sorta di torneo stile Nba.
La Superlega voluta da Agnelli è opposta alle altre coppe, con due gironi da sedici squadre. Ovviamente, i meccanismi privilegeranno chi andrà avanti, sempre all’insegna dello spettacolo.
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Coppe europee addio, l’avanzata delle big
Sarà davvero così semplice fare la scissione dai vertici del calcio? Quante squadre avranno voglia di seguire i tre top club in questa avventura tutta da definire? Agnelli punta a incassare almeno quanto la Premier staccandosi dalle coppe europee, prevedendo anche un meccanismo di retrocessioni nella Superlega.
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Di certo, in caso di vittoria dei ricorsi sarebbe un po’ complicato avere tutto pronto: il rischio sarebbe di creare un prodotto gemello alla nuova Champions League, quella che sarà di scena dal prossimo 2024. Ma ne vale davvero la pena essere gli scissionisti del calcio?